La Pitina è un salume tipico delle aree montane del Friuli Venezia Giulia, in particolare del comune di Tramonti di Sopra e delle zone limitrofe della Valtramontina, in provincia di Pordenone. La particolarità di questo salume è che non viene prodotto usando carne di maiale ma da quelle di pecora, capra o selvaggina. Inoltre non è un insaccato e viene solitamente affumicato per aumentarne la conservabilità. Visivamente si presenta come una sfera appiattita gialla, a causa delle farina di mais che la riveste.
La Pitina nasce dall’esigenza di conservare la carne nei mesi autunnali e invernali in zone tradizionalmente povere come quelle delle valli a nord di Pordenone. Se si uccideva una capra o della selvaggina, era indispensabile non buttare via nulla dell’animale. Nella zona si producono anche due varianti di questo salume: la Peta e la Petuccia, che differiscono dalla Pitina per le diverse erbe aromatiche aggiunte nell’impasto e, nel caso della Peta, per le dimensioni più grandi.
La produzione avviene ancora quasi del tutto a mano. L’animale viene disossato e la carne triturata nella pestadora (un recipiente incavato nel legno). All’impasto vengono aggiunti sale, aglio, pepe nero e erbe di montagna. Negli ultimi anni viene aggiunto anche del grasso suino per ingentilire il forte sapore delle carni selvatiche. L’impasto viene poi lavorato con le mani per dare la tipica forma a polpetta rotonda e appiattita. Vengono passate poi nella farina di mais e fatte poi affumicare con legno di faggio. Infine si lasciano stagionare per almeno un mese.
La Pitina può essere consumata cruda a fette abbinata al pane, oppure cotta bollita nel latte o rosolata in padella con il burro e accompagnata da cipolle, patate o polenta.