La pasta alla norma è un delizioso piatto di origine catanese. Si tratta di un piatto di pasta, tradizionalmente maccheroni ma vanno bene anche altre tipologie di pasta corta oltre agli spaghetti, condita con salsa di pomodoro, melanzana fritta, una spolverata di ricotta salata e qualche fogliolina di basilico fresco. Niente soffritto di cipolla, è ammesso solo uno spicchio d’aglio aggiunto durante la cottura della salsa. Qualcuno preferisce, al posto della ricotta salata, la più dolce ricotta infornata: ricotta tipica della provincia di Messina che viene salata a secco e quindi infornata per un periodo variabile dai 20 ai 45 minuti a circa 200°C.
Ma da dove deriva il nome “alla norma”? Nel 1831 il compositore catanese Vincenzo Bellini, compose una delle più belle opere liriche italiane: la Norma. La tragedia è ambientata nelle Gallie all’epoca della dominazione romana e narra le vicende della sacerdotessa Norma, figlia del capo dei Druidi Oroveso, e del suo tormentato amore col proconsole Pollione. Nonostante la prima dello spettacolo fu un fiasco, questa tragedia acquistò col tempo consenso di pubblico fino a diventare una delle opere più famose composte da Bellini. Il successo di quest’opera fu tale che, specialmente in Sicilia, con l’espressione “Pari ‘na Norma” ovvero, “sembra una Norma”, si identificava qualcosa di eccelso.
La nascita della pasta alla norma avvenne qualche decade dopo la prima della Norma di Bellini. La tradizione narra che il piatto nacque nell’autunno del 1920, durante un pranzo, fu servito al commediografo e poeta siciliano Nino Martoglio dalla sua ospite Saridda Pandolfini, appartenente ad un’altra celebre famiglia di artisti, un piatto di pasta con pomodoro e melanzane. Il piatto era talmente gustoso che il poeta sentenziò: “Signura, chista è ‘na vera Norma!!”. Questa espressione, omaggio alla capacità culinaria della signora e all’arte magnifica di Bellini, piacque talmente che rimase legata al piatto e fece in breve il giro del mondo. Nacque così la “pasta alla norma”.