Farina, uova ben montate e zucchero: pochi gli ingredienti con cui si preparano dei soffici e 
deliziosi biscotti di origine piemontese, i Savoiardi. Attorno al 1348 alla corte di Amedeo VI di Savoia era atteso il re di Francia, Carlo V. Il padrone di casa non voleva fare brutta figura con il suo regale ospite e dette ordine al cuoco di corte di preparare qualcosa di eccezionale. Nacquero così i Savoiardi. Il nuovo dolce ebbe così successo che si diffuse in tutti i territori sotto il dominio dei Savoia, raggiungendo la Sicilia, la Sardegna e addirittura la Francia. Nel 1873 vengono citati nel “Grande dizionario di cucina” del celeberrimo scrittore Alexandre Dumas (padre).
Col tempo hanno raggiunto tutta la penisola con diverse varianti regionali. In Piemonte, dove sono nati, vengono chiamati anche “El biscotin”, in Sardegna sono conosciuti come “pistoccus”. Hanno un impasto più leggero grazie al minor numero di uova e sono più bassi. In Sicilia, la quale ebbe un re sabaudo nel Settecento, la ricetta è stata reinterpretata dalla tradizione pasticcera isolana, in particolare a Caltanissetta dove sono chiamati “raffiolini” e sono venduti insieme alla carta da forno dove vengono poi cotti. In Molise sono conosciuti come “prestofatti” e sono attestati dalla Regione come prodotto agroalimentare tradizionale.
Il segreto di questi biscotti è la mancanza di lievito nell’impasto. Durante la preparazione il bianco e il rosso dell’uovo devono essere montati separatamente e aggiunti al resto degli ingredienti delicatamente. Durante la cottura l’aria intrappolata nell’impasto si espande e crea quella consistenza quasi spugnosa tipica di questo biscotto.
I Savoiardi sono serviti accompagnati a creme, salse o alla cioccolata calda. Sono utilizzati nella preparazione di dolci al cucchiaio come la Zuppa inglese o i vari tipi di charlotte; sono l’ingrediente base del dolce italiano per eccellenza: il Tiramisù. I savoiardi sono ottimi anche accompagnati ad un vino passito o un liquore.
