Il biancomangiare è un dolce tipico di molte regioni italiane tra cui la Sicilia, la Valle d’Aosta e la Sardegna. Esistono svariate ricette molto diverse tra loro, ma tutte hanno in comune gli ingredienti che devono essere assolutamente di colore bianco. Tra gli ingredienti più utilizzati troviamo il latte, le mandorle, la farina e la colla di pesce per addensare.

biancomangiareIn Sicilia è diffuso in particolare nell’antica contea di Modica e nelle colline del Platani. La ricetta modicana prevede l’uso del latte di mandorla, nella variante delle colline del Platani vi è l’uso di amido di frumento e scorza di limone oltre alla bacca di vaniglia, così da avere un dolce più leggero vista la sostituzione della farina con l’amido di frumento. La ricetta ragusana include il limone, la cannella e il miele ibleo. In Sardegna si prepara principalmente ad Alghero, dove viene chiamato “Menjar blanc”, e più raramente nel Campidano dove assume il nome “Pappai biancu”. Il nome è di probabile origine francese da “Blanc manger”, e indica chiaramente “il mangiare bianco”, composto da ingredienti di colore bianco.

mandorleNel Medioevo ai colori dei cibi venivano attribuiti particolari proprietà: il bianco era considerato un colore puro, quasi sacro e utile quando si aveva disturbi della digestione. Il biancomangiare non era solo dolce ma anche salato e veniva preparato con ingredienti bianchi come il pollo, il pesce, il lardo o, per i giorni della quaresima, di semplice semola cotta nel latte. Si narra che Matilde di Canossa, nel celebre banchetto di riconciliazione tra Papa Gregorio VII ed Enrico IV di Franconia, avvenuto nel 1077, fece servire tra le venti portate del banchetto anche il biancomangiare. Il biancomangiare, o meglio i biancomangiare, compare nel “libro de coquina” del XIV secolo, primo ricettario conosciuto in volgare. La prima ricetta della versione dolce e più simile a quella moderna è quella proposta da Careme , che creò una gelatina al latte di mandorle. La ricetta del biancomangiare è riportata anche da Pellegrino Artusi nel suo famoso libro di ricette “La Scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene”.

 

 

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